L’abbigliamento da lavoro e i trend della moda: come il workwear influenza (e ha influenzato) il mondo fashion
Ancora oggi alta moda, casual wear, abbigliamento da lavoro e capi sportivi sono mondi in continua commistione e contaminazione.
Dai minatori della california dell’800, agli outfit di Ye (Kanye West), in questo articolo scopriremo come l’abbigliamento da lavoro ha influenzato il nostro guardaroba e come l’estetica workwear è oggi più trendy che mai.
Tra 800 e 900: felpe, polo, camouflage e un paio di jeans
Iniziamo il nostro excursus storico con una carrellata di capi che si affermano nei nostri guardaroba grazie alla loro efficienza e praticità. Felpe, polo e jeans sono rivoluzioni tecniche del loro tempo, nati per migliorare la vita delle persone nel loro quotidiano.
Sportswear
Non sarà uno shock sapere che magliette polo e felpe sono capi originariamente pensati per il mondo dello sport.
La maglietta polo nasce dall’esigenza di un capo più pratico rispetto alla camicia, rigida e scomoda, utilizzata nello sport del polo inglese fino alla fine dell’800.
La felpa invece, la sweatshirt, viene inventata nel contesto del football americano a inizio 900, perfetta sostituta dei fastidiosi maglioni in lana che irritavano la pelle e non assorbivano il sudore.
Abbigliamento da lavoro
Oltre allo sportswear, anche il workwear, l’abbigliamento da lavoro, ha ampiamente influenzato la moda odierna. Basti pensare che uno dei tessuti più amati e indossati di sempre, il denim (di cui sono fatti i jeans da lavoro), conosce la sua massima diffusione nell’800, quando nella California del Gold Rush minatori e cercatori d’oro avevano l’esigenza di indossare capi molto resistenti a strappi e tagli (per saperne di più, leggi l’articolo “Alla scoperta di Jeans e Denim”).
Dai materiali ai pattern, è scontato ricordare che una delle fantasie più viste e riviste negli ultimi anni (sia dentro che fuori le passerelle), il camouflage, deriva dall’ambito militare.
L’abbigliamento da lavoro nella sub-cultura e nella contro-cultura, tra anni ‘60 e 2000
Capi di abbigliamento da lavoro ormai diventati di uso quotidiano, assumono nuovi significati rivoluzionari dopo dalla metà del ‘900.
Anni 60: è tempo di jeans e lotte sociali
Gli anni 60 segnano un punto di svolta per i jeans, un capo che era già stato ampiamente popolarizzato e reso “cool” nel corso degli anni 50 da divi di Hollywood come James Dean e Marlon Brando. In questi anni di proteste pacifiste anti-guerra, gli hippie rendono i jeans un simbolo di supporto alla working class, mentre le donne vedono in questo capo uno strumento per appiattire le differenze di genere.
Dagli anni 80 ai 2000: tra Punk e Streetwear
Negli anni 80 alcuni capi workwear diventano emblema delle sub-culture giovanili e ribelli, come i combat boots per i punk.
Gli anni 90 invece sono il periodo delle comunità underground “di strada”: artisti hip-hop del calibro del rapper Tupac e dei Fugees indossano salopette e giacche da lavoro. Rimane iconico il look denim di Tupac sfoggiato ai Soul Train Music Awards del 1993.
Similmente ai movimenti femministi degli anni 60, le neo comunità queer adottano la vestibilità baggy (“larga”) tipica dell’abbigliamento da lavoro per costruire look androgini e genderless.
Arriviamo dunque agli anni 2000 con gli skater: prediligono vestibilità molto abbondanti, indossando pantaloni da lavoro classici e/o pantaloni da lavoro con tasche cargo.
Il XXI secolo e l’alta moda
Da un simbolo di controcultura, il workwear nel XXI secolo si avvicina alle passerelle d’alta moda.
Il trend iniziato negli anni 90, celebrity che sfoggiano abiti workwear sul red carpet, continua anche nei 2000.
Nel 2019 fa discutere la scelta di Ye (Kanye West) di partecipare al Met Gala con una giacca da lavoro nera dal valore di circa 60€.
Le passerelle d’alta moda, sempre in cerca di novità e trend, non ci mettono molto a capire il potenziale dell’estetica workwear.
La stagione autunno/inverno del 2018 di Calvin Klein porta sulla passerella guanti in alluminio, nastri alta visibilità e giacche da pompiere.
Accanto a questi episodi eclatanti di commistione tra workwear e casual wear, ne troviamo tanti altri in cui il rapporto non è così stretto, ma se ne sente l’influenza.
Nel 2018 l’attore Timotheé Chalamet partecipa ai Film Independent Spirit Awards con una camicia oversize, che per design ricorda le giacche da lavoro utilizzate dai benzinai.
Sempre al Met Gala 2019 anche il cantante Frank Ocean si presenta con un look minimal composto da anorak e scarponcini neri, mise che non sarebbe fuori luogo su di un bodyguard.
Martin Margiela porta sulla passerella scarpe schizzate da tintura, Prada i porta-badge ID, Louis Vuitton i camici da infermiera.
Alcuni critici ed opinionisti si chiedono quali possano essere le conseguenze di questo incontro tra alta moda e abbigliamento da lavoro.
Gli abiti da lavoro hanno sempre preferito praticità, economicità e resistenza dei materiali alla mera estetica. Per avvicinarsi ad un target maggiormente mainstream, alcuni brand di abbigliamento da lavoro stanno cercando di far aderire i propri modelli a fashion trend passeggeri, diminuendo la qualità dei prodotti e facendo lievitare i prezzi.
La situazione potrebbe rivelarsi problematica per tutti quei lavoratori che necessitano di buoni prodotti a costi ridotti.
Anche dal punto di vista simbolico esistono due fazioni. C’è chi crede che l’abbigliamento da lavoro indossato dalle celebrità e sulle passerelle sia un fenomeno di appropriazione di classe: individui facoltosi e benestanti mettono in mostra un linguaggio ed un mondo che non è il loro, da cui sono molto distanti per vissuto e valori.
Altri pensano che invece potrebbe portare ad una maggiore rilassatezza dei costumi, ad un abbandono dell’eccentrico in favore del messaggio “in fondo siamo tutti uguali”.
Gli ultimi trend di abbigliamento da lavoro nello streetwear degli USA
Dall’abbigliamento tecnico a quello di tutti i giorni; da capi standard a capi per “ribelli”; da capi per ribelli a capi per passerella. Il workwear attraversa diverse classi e contesti sociali per tornare allo streetwear.
Grazie all’influsso dell’alta moda spiegato nel paragrafo precedente e all’economicità di alcuni capi, gli ultimi anni hanno visto un’impennata di interesse per il workwear nella moda di strada americana. Parliamo in particolare di vintage.
Vintage
Grazie alla facile reperibilità di capi da lavoro nei “thrift shop” (negozi di usato di convenienza) e alla loro economicità, è nata un’estetica workwear che fa leva su questi capi vintage spesso “senza tempo” poiché dai design sobri e minimal.
Sono diversi i webcreator che danno consigli sull’estetica workwear.
Tra i consigli:
- evitare l’alta visibilità, ancora fuori luogo nell’uso quotidiano;
- va bene utilizzare capi un po’ usurati, basta non esagerare: ok l’effetto “indossato” o “vissuto”, ma evitare il “rotto” e “consumato”;
- alcuni capi must-have sono: giacche da lavoro cotton duck o in jeans; felpe con cappuccio standard; pantaloni chino; tute e salopette; pantaloni da carpentiere con rinforzi alle ginocchia; gilet; bomber.
Gorpcore e Japanese Americana
Citiamo questi fashion trend come sottogenere del vintage e dell’estetica workwear, poiché entrambi fanno utilizzo (almeno in parte) di alcuni capi da lavoro.
Nello specifico il Gorpcore, è uno stile che adotta capi tecnici outdoor (come felpe in pile) per l’uso quotidiano.
Il Japanese Americana è uno stile casual wear americano rivisitato dal gusto giapponese (quindi non è raro vedere pantaloni jeans e giacche da lavoro).
Cosa riserva il futuro per l’abbigliamento da lavoro?
Abbiamo visto come sin da tempi remoti il workwear ha influenzato il mondo della moda. Oggi, più di altri tempi, l’estetica dell’abbigliamento da lavoro ha un impatto su quello che acquistiamo e mettiamo nel nostro armadio.
L’alto interesse per l’abbigliamento da lavoro durerà nel tempo o come tante altre mode sarà destinato ad esaurirsi?
Seguiamo con interesse l’evoluzione di questo fenomeno tra passerelle, celebrità, opinionisti della moda e webcreator.